I Tratturi del Molise

La Transumanza

Transumanza e Musica

La musica costituisce da sempre uno dei tratti maggiormente identificativi di un popolo, deve essere tutelata e valorizzata in quanto patrimonio culturale da diffondere presso le generazioni presenti e da tramandare a quelle future.
Le musiche e i canti molisani sono legati al ciclo della vita, ai riti sacri e profani, al lavoro agricolo e alla raccolta, ai Santi e ai diversi momenti della vita quotidiana.
Tra le sonorità maggiormente legate alla tradizione musicale molisana rientra certamente il repertorio della zampogna, che è in diretto contatto con la tradizione pastorale della regione. Un tempo vi erano vere e proprie compagnie di zampognari che si muovevano, specialmente durante il periodo natalizio, per andare a suonare lungo le strade delle città e dei paesi di tutta Italia.
Il patrimonio musicale molisano si è poi arricchito nel tempo di canti legati alla raccolta delle olive e alla mietitura, ancora molto diffusi durante il lavoro alla fine degli anni Settanta del Novecento, quando nel territorio interno e montano della regione cominciò ad essere progressivamente abbandonato il lavoro manuale praticato nei piccoli appezzamenti coltivati a grano, per essere sostituito da mezzi meccanici.
La zampogna è lo strumento della pastorizia, i pastori, durante le Transumanze, portavano con loro questi strumenti realizzati con legno e pelle di capra e li suonavano nei momenti di pausa, allietando il cammino con le vibrazioni della musica. Anche oggi, gli zampognari che incontriamo nelle strade dei nostri paesi sono spesso vestiti di abiti pastorali.
La zampogna è lo strumento più importante e rappresentativo della cultura musicale dei nostri territori, che vanta una tradizione lunghissima, tanto da annoverare testimonianze risalenti alla Roma Imperiale; richiama subito alla mente l’immagine del mondo pastorale. Essa ha, come elemento morfologico identificativo, un otre di pelle (di solito capra o agnello), emette un suono che ricorda vagamente il belato d’una pecora ed è stata storicamente correlata all’economia tratturale e alle migrazioni periodiche lungo i Tratturi.
Durante i periodi di Transumanza i brani intonati con le zampogne accompagnavano i momenti di pausa dei pastori, che pian piano presero l’abitudine di portare nelle case le melodie natalizie, durante le fredde e lunghe serate di novembre e dicembre. Una pratica divenuta poi appuntamento fisso sempre più atteso e diffuso soprattutto nei piccoli borghi di montagna.
Da umile strumento agreste, la zampogna ha conquistato il posto che merita nella musica tradizionale, tanto da vedere la nascita di botteghe artigiane specializzate nella sua produzione, specialmente in Molise, dove sono attive quelle di Scapoli (IS), Rocchetta a Volturno (IS) e Castelnuovo al Volturno, frazione più popolosa ed antica del Comune di Rocchetta al Volturno, sempre nella provincia di Isernia, e poi San Polo Matese (CB), dove ad agosto appuntamento immancabile è con la Festa della zampogna.
La zampogna è formata principalmente da un “beccuccio” in legno e una sacca di pelle di capra o di pecora in cui è inserita una “testata” nella quale sono fissate le “canne”. La forma e la lunghezza delle canne e il tipo di materiale utilizzato determinano le varie tipologie che vengono prodotte.
La zampogna è sempre accompagnata dalla ciaramella, una sorta di flauto formato da un beccuccio, una canna a sei o nove fori e una campana con bocca svasata.
Nel Comune di Scapoli, conosciuto anche come “Capitale della Zampogna”, vengono prodotte due tipologie di zampogna: la “zoppa” e la “con chiave”, un’arte che vede all’opera numerosi artigiani dalla fama e abilità affermate, perché a Scapoli le zampogne oltre ad essere suonate vengono anche costruite; qui è nato il primo Museo d’Italia dedicato alla Zampogna, ospitato nel Palazzo Mancini, intitolato al suo ideatore Pasquale Vecchione, dove si fondono l’arte e la cultura popolare e dove viene posta in risalto la simbiosi con la tradizione popolare locale, espressione del sentimento della comunità pastorale.
Il Museo Internazionale della Zampogna “P. Vecchione” ogni anno si arricchisce di nuovi e pregiati strumenti provenienti da ogni parte del mondo.
Nel Museo, dislocato su tre piani, è possibile ammirare numerose e pregiate Zampogne provenienti da ogni parte del mondo e prodotte in varie epoche, strumenti a fiato di rara bellezza, una vasta documentazione iconografica e letteraria, oltre a foto d’epoca e un’antica bottega artigiana dedicata agli storici costruttori scapolesi di Zampogne e Ciaramelle. Lungo l’affascinante percorso espositivo è possibile visitare un singolare presepe permanente di Scuola Napoletana realizzato dai Maestri d’Arte Capuano di San Gregorio Armeno in Napoli.
Il Museo si può raggiungere a piedi dalla piazza principale del paese seguendo il “Cammino di Ronda”, una passeggiata lungo il perimetro della fortificazione longobarda che abbraccia il Centro Storico, incastonato nel magnifico scenario delle Mainarde molisane con una veduta eccezionale sulla Valle del Volturno.
L’ultimo weekend di luglio, inoltre, è dedicato al Festival Internazionale della Zampogna, ormai diventato punto di riferimento della musica popolare a livello europeo; un evento che permette di conoscere e vivere i costumi, le tradizioni e la storia locale. Il Festival è un momento di incontro per etnomusicologi, eminenti personalità della cultura e illustri studiosi, oltre ad attrarre numerosi visitatori e appassionati del settore.
Natura e ambiente, storia e tradizione, arte, cultura e gastronomia convivono qui da secoli in un’armonia profonda.
Recuperare la tipicità di un popolo contribuisce alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale, costituendo un’occasione fondamentale per lo sviluppo economico e per il rilancio del turismo nel territorio.

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