La Transumanza

La pastorizia transumante è un’antichissima attività ed i Tratturi derivano senz’altro da secoli e secoli di ripetuti transiti di armenti.
Sicuramente praticata in epoca Sannitica, fu però nel periodo dell’Impero Romano, come testimoniato da Storici dell’agricoltura (tra cui Varrone) che la Transumanza conobbe un notevole sviluppo, fu codificata da leggi e vennero quindi “scolpite” sul territorio le importanti piste tratturali, in parte ancora esistenti.
Tuttavia la rete tratturale come la conosciamo oggi è da far risalire al periodo aragonese, in seguito all’istituzione della “Regia Dogana della mena delle pecore in Puglia”, avvenuta nel 1447 ad opera di Alfonso I d’Aragona.
La pastorizia transumante divenne così un’attività economica di grande rilievo che interessava numerose figure: i locati, i massari, le loro famiglie.
Il Tavoliere pugliese fu suddiviso in aree pascolative, dette “poste”, che venivano annualmente affittate ai proprietari di pecore (locati); la pastorizia garantiva sicure entrate per l’Erario napoletano.
Le 5 regioni interessate, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Basilicata, costituivano quindi una macroregione all’interno della quale si svolgeva tutto il ciclo economico che culminava in maggio con la Fiera di Foggia.
Attraverso l’incrocio con la razza Merinos spagnola fu praticato il miglioramento delle specie ovine locali al fine di incrementare la produzione di lana, che era la produzione più importante, mentre carne, latte e derivati servivano soprattutto al sostentamento per i pastori e le loro famiglie.
Il periodo aureo della Transumanza durò fino ai primi del secolo XVIII, quest’attività proseguì comunque per circa 150 anni; a determinarne la fine fu prima l’avvento del trasporto su rotaia, poi la riforma fondiaria degli anni ’50 che assegnò agli agricoltori le terre del Tavoliere.