I Tratturi del Molise

I Tratturi e le Vie del Culto

Le Chiese lungo i bracci Cortile-Matese e Cortile-Centocelle

Petrella Tifernina (CB)

Chiesa di San Giorgio Martire

Nel cuore del Molise si può visitare la Chiesa di San Giorgio Martire di Petrella Tifernina, situata a circa 8 km in linea d’aria dal Braccio Cortile-Centocelle, che attira turisti da ogni parte del mondo ed è oggetto di studi per la storia che essa custodisce.
È stata tra le bellezze scelte per rappresentare l’arte della regione Molise all’Expo 2015 di Milano, ma non tutti sanno che secondo la tradizione per un periodo potrebbe aver custodito al proprio interno la Sacra Sindone, affidata ai Cavalieri Templari.
Il Tempio di San Giorgio Martire è una delle più interessanti realizzazioni dell’architettura Romanica nella regione, un vero e proprio capolavoro.
La Chiesa di San Giorgio Martire ha questa caratteristica fondamentale: riporta la Bibbia sulla pietra come strumento di evangelizzazione per sostenere con messaggi molto forti, presi dalla Storia della Salvezza, i pellegrini o gli eserciti dei Crociati diretti a San Michele Arcangelo o alla Terra Santa.
Situata nel centro storico di Petrella Tifernina, la Chiesa di San Giorgio Martire è un edificio absidato a tre navate. La tradizione vuole sia sorta sui resti di un antico insediamento Sannita e fu costruita per volontà del Magister Epidius intorno al 1211 (data che si ricava dall’iscrizione incisa sulla lunetta del portale principale).
Un documento federiciano risalente al 20 aprile 1241, è conservato in copia notarile del Sec. XVI presso la Biblioteca Vaticana di Roma, fa un inventario del tesoro delle Chiese della Diocesi di Bojano eseguito da G. Capuano di Napoli per ordine di Federico II. Tra le varie Chiese è citata quella di S. Giorgio Martire a Petrella Tifernina. Dagli studi dell’arch. Calvani, direttore dei lavori di restauro del 1959, è emerso che la zona absidale è stata costruita sulle strutture di un precedente edificio, impropriamente chiamato cripta di S. Giorgio, conservandone anche l’orientamento. La facciata principale è in pietra a capanna a salienti con uno pseudoprotiro, al di sopra del quale si trova una finestra.
La simbologia cristiano/pagana raffigurata nella pietra può classificare la Chiesa come “Biblia pauperum” cioè Bibbia dei poveri proprio perché chi non sapeva leggere, e in epoca medievale era la maggior parte del popolo, poteva avere un’esperienza diretta degli insegnamenti biblici ed evangelici, delle ammonizioni, grazie alle immagini delle Chiese le quali dovevano essere le più chiare, essenziali e “leggibili” possibile.
La Chiesa di San Giorgio Martire del Comune di Petrella Tifernina, dichiarato Monumento Nazionale, è uno dei gioielli del Molise. Secoli di storia sono raccontati tra le pareti della suggestiva Chiesa in pietra.
Il campanile di epoca medioevale è staccato dalla Chiesa; a pianta quadrata nella parte bassa (che è anche la più antica), in alto assume forma ottogonale con cuspide rivestita in maiolica (dovuta agli interventi settecenteschi).
Si conserva all’interno un fonte battesimale monolitico, emisferico, decorato a bassorilievo con serie di girali, foglie e rosette. Non mancano delle lastre, inserite nella muratura, decorate con motivo ad intreccio, risalenti ad epoca anteriore alla costruzione della Chiesa.
All’ingresso della Chiesa c’è una pregevole acquasantiera, a forma di conchiglia sostenuta da una balaustra ad anfora con la parte inferiore di foglie. Il pavimento della Chiesa nel 1700 era in cotto, fu in seguito sostituito da pietra viva.
Nel muro della navata sinistra troviamo la tomba ducale, dove riposano le spoglie di Antonio e Alfonso Carafa ultimi feudatari di Petrella Tifernina. La presenza di una cripta denominata “Cripta di S. Giorgio”, risalente al Sec. IX-X, di epoca Bizantina e di un ambiente rettangolare costituito da campate quadrate coperte da voltine a crociera, ha fatto ipotizzare che alcuni elementi lavorati di quella costruzione fossero stati riutilizzati nella Chiesa attuale, giustificando così la presenza di due differenti tipi di lavorazione, (dovuto all’alternarsi, nell’esecuzione delle decorazioni, di due maestranze diverse).
L’interno diviso in tre navate presenta una doppia fila di colonne in pietra calcarea con capitelli, con figure simboliche a rilievo, raffiguranti uomini e animali.
Fu restaurata e riaperta al culto nel 1731.

Matrice (CB)

Chiesa di Santa Maria della Strada

Lungo una diramazione del Tratturo Pescasseroli-Candela, ad 1,5 km in linea d’aria dal Braccio Cortile-Centocelle, è situata la Chiesa di Santa Maria della Strada a Matrice. L’edificio risulta consacrato nel 1148 e per la sua posizione fu sicuramente un importante luogo di sosta per i pellegrini che dai territori interni dell’attuale Molise si recavano ai Santuari della Puglia. L’edificio, dichiarato Monumento Nazionale, è a pianta rettangolare triabsidata; l’interno è suddiviso in tre navate da colonne con tozzi capitelli decorati con motivi vegetali molto stilizzati ed ha il presbiterio sopraelevato di tre gradini rispetto al piano delle navate. L’esterno è caratterizzato da un elegante paramento in pietra costituito da conci per lo più di grandi dimensioni ben squadrati e presenta una ricca decorazione in facciata e in corrispondenza del portale situato lungo il fianco destro, opera probabilmente di artisti. Assai complessa e non ancora del tutto chiara dal punto di vista iconografico è l’ornamentazione del prospetto principale: nella parte superiore, ai lati di un rosone, compaiono tre figure di animali ad altorilievo, mentre nel timpano e nella lunetta del portale centrale sono rappresentate scene con animali, alcuni dei quali fantastici, e figure umane accompagnate da motivi floreali, vegetali e geometrici dal rilievo assai piatto. Altre scene figurate sono presenti nelle due lunette ai lati del portale.
Perfettamente integrata nel paesaggio circostante, è una piccola costruzione in pietra che presenta linee semplici e molti bassorilievi, con un campanile posto a pochi metri dal corpo della Chiesa. Sulla facciata si possono ammirare le lunette che raffigurano scene bibliche. L’interno è diviso in tre navate da colonne che presentano varie combinazioni di basi e capitelli. In questo piccolo spazio interno si rimane affascinati dai tanti elementi particolari: il monumento funerario posto nella navata sinistra, la zona presbiteriale sopraelevata, l’acquasantiera sulla destra, il soffitto ligneo e altri dettagli ancora.

Campobasso

Cappella di San Giovannello

La Chiesa è posta su di una collinetta a circa un miglio dal centro della Città, sul Braccio Cortile-Matese; la collina era il cuore dell’omonimo paese attestato già nel 1160 e distrutto nel XIII secolo forse a causa di un terremoto.
Nel 1764 sappiamo che vi venne impiantata una sepoltura per paura di una eventuale epidemia all’interno della Città.
L’attestazione più antica della Chiesa, restaurata in seguito più volte, risale al 1551, datazione che si può leggere nell’architrave formata da due blocchi calcarei su cui sono incise anche una Croce e due persone adoranti in ginocchio. Quasi al centro della facciata sull’architrave c’è uno stemma con il simbolo della Chiesa di Santa Maria della Croce, Chiesa da cui dipendeva, datato 1846. In seguito è stata alle dipendenze della Parrocchia dei Santi Giorgio e Leonardo e ancora di San Giuseppe Lavoratore.
Alla Chiesa appartengono una antica Statua del Santo e dal 1968 anche una nuova Statua in legno, la Statua dell’Angelo Custode, un Crocefisso ligneo, del 1400 e un dipinto di Scuola Napoletana probabilmente del 1600 raffigurante la Madonna della Pietà.

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

La Chiesa del Sacro Cuore di Gesù è situata sul Braccio Cortile-Matese.
Il Convento originale era completamente diverso da quello attuale. Fu fondato in una zona allora campestre nel 1589, a spese di benefattori e del padre provinciale Bernardino d’Asti. L’occasione provvidenziale per la costruzione fu la pace in città ottenuta dal padre Girolamo da Sorbo tra delle confraternite locali. Nel 1604 il Convento ospitò il capitolo provinciale presieduto da Lorenzo da Brindisi, ministro generale. La Chiesa fu riconsacrata il 1° novembre 1707, dedicata a “Santa Maria Assunta della Pace”, e venne chiusa nel 1809 per le leggi di Gioacchino Murat. Successivamente dopo il dominio francese, nel 1817 il Convento fu riaperto, ma abbandonato dopo la nuova chiusura piemontese del 1867. Gli ambienti che non riguardavano la Chiesa principale furono trasformati in locali per la caserma e varie scuole. La Chiesa era ancora visibile nello stile seicentesco semplice in alcune fotografie storiche, prima della totale ricostruzione avvenuta dopo un incendio scoppiato nel 1922. I lavori, con un progetto rinnovativo in stile eclettico, si conclusero nel 1933, con solenne consacrazione della Chiesa al Sacro Cuore di Cristo.
La facciata si affaccia sul piazzale di San Francesco, e presenta una connotazione a metà tra il neoclassico ed il moderno. Delle paraste ioniche suddividono il piano in tre settori, dei quali il centrale è maggiore, inquadrato da doppio ordine di paraste con altre due che inquadrano il portale con timpano triangolare. Gli altri due portali, più piccolo, si stagliano nei due lati estremi. Il portale è stato ricostruito in occasione del Giubileo del 2000 dall’ingegnere Raffaele Cicchese, con delle formelle realizzate dalla scultrice Rita Racchi, che a Campobasso realizzò anche la via Matris presso il Castello.
Le varie formelle rappresentano i momenti più importanti della storia del Convento dalla fondazione sino alla ricostruzione nel 1933, incluso l’anno giubilare 2000.
Una grande cornice marcapiano spezza in due la facciata, che si riduce in un piano rialzato corrispondente al blocco centrale dell’edificio, sempre scandita da paraste e doppie paraste, che inquadrano un oculo centrale. L’architrave ha timpano triangolare, con in cima una Statua di Gesù.
L’interno è a tre navate, delle quali la centrale è più grande, e la divisione è data da robuste arcate in colonne di marmo ben squadrate, che danno all’insieme un aspetto molto schematico, dove prevale il bianco, senza particolari decorazioni. Presso l’altare, ugualmente inquadrato da colonne, si trova un nicchione con la Statua del Cristo, l’unica del Convento antico scampata all’incendio del 1922.

Cattedrale della Santissima Trinità

La Cattedrale di Campobasso, in Molise, è dedicata alla Santissima Trinità e risale al 1500, è situata nel centro storico di Campobasso, vicino al Braccio Cortile-Matese, da cui dista 500 m in linea d’aria.
Fu costruita per volere dell’allora Duca di Termoli e signore di Campobasso Andrea de Capoa e deve il suo nome all’antica Confraternita religiosa della Santissima Trinità che fece della Chiesa la propria sede ufficiale.
Nel 1805 un violento terremoto distrusse quasi totalmente l’originale Cattedrale oltre agli altri monumenti e alle abitazioni del capoluogo Molisano. La Cattedrale fu così ricostruita cercando di rimanere fedeli al progetto quattrocentesco.
La Chiesa presenta un portico d’ingresso in stile neoclassico, aggiunto nella fase di ricostruzione, con un frontone triangolare sostenuto da quattro colonne e due pilastri ai lati.
All’interno la Cattedrale della Santissima Trinità è divisa in tre navate e due cappelle, intitolate a San Giuseppe e del Sacro Cuore e l’altra intitolata al Santissimo Sacramento.
La navata centrale termina in un elegante baldacchino sostenuto da capitelli corinzi che sovrasta l’altare maggiore. L’abside della Chiesa è abbellito sulla volta dall’affresco “La Pentecoste” di Romeo Musa.
Dietro l’altare maggiore sono situati il coro, realizzato in noce e finemente intarsiato e il magnifico organo ancora oggi funzionante. Qui è stato posto anche un Crocifisso ligneo a grandezza d’uomo. Sulla parete della porta centrale della Cattedrale, dipinto a tempera c’è il primato di Pietro: Gesù è raffigurato in piedi su uno scoglio, mentre consegna le chiavi a Pietro che è sulla barca.
Sulla stessa parete, al di sotto, il Trivisonno ha dipinto il grandioso miracolo della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Lo stesso artista ha realizzato altri dipinti nella Chiesa come la famosa “battaglia di Lepanto” del 7 ottobre 1571 in cui l’armata Cristiana vinse su quella turca grazie alla Madonna del Rosario, il dipinto raffigurante San Domenico che predica la crociata del Santo Rosario e la bellissima “Ultima Cena”, originale composizione cristocentrica delle figure.
Le vetrate policrome rappresentano i Santi Vescovi difensori del dogma della Trinità: Sant’Agostino, Sant’Ilario, Sant’Anastasio e San Nicola. Nella Chiesa si può ammirare un fonte battesimale settecentesco in granito a forma di vasca quadrata risalente al 1745.
Oggi la Cattedrale di Campobasso è la sede dell’Arcivescovo della Città Molisana.

Chiesa di San Leonardo

Situata ai piedi della scalinata che porta al Castello, già nel 1338 era sede della Confraternita di S. Leonardo, ma si ritiene che la sua costruzione sia degli inizi del sec XIII, poiché qui già dal 1300 era stato trasferito il Capitolo Collegiale di S. Giorgio.
La Chiesa, posta nel centro storico di Campobasso, distante tra i 500 ed i 900 metri in linea d’aria dal Braccio Cortile-Matese, è ad una sola navata, il portale, in stile gotico, è sormontato su due colonne, una con decorazioni di foglie di acanto, l’altra liscia. Nella lunetta è scolpito l’Agnello crucifero.
Sia all’interno che all’esterno sono diversi segni di stile Romanico.
All’interno è arredata con tele, una rappresentante S. Leonardo, l’altra il Redentore, un vero capolavoro di artista sconosciuto, che fa pensare ad uno della Scuola di Guido Reni (1575- 1642); altra tela rappresenta l’Assunta di autore ignoto di Scuola Napoletana. Inoltre la Statua dell’Immacolata, opera dell’artista di Carovilli, Emilio Labbate, del 1866; una Statua di S. Anna del XVII secolo.
Qui ha sede la Arciconfraternita del Corpo di Gesù Cristo o del SS Sacramento, la quale fu costituita dai Trinitari più turbolenti. La nuova associazione fu riconosciuta con bolla di papa Pio IV del 23 aprile 1524. Essa è sede della Parrocchia sotto il titolo dei SS Giorgio e Leonardo dal 31 ottobre 1829.
Sotto il pavimento esisteva il Cimitero comune, dove fu sepolto pure il Vescovo di Boiano Domenico Celestino Bruno, morto a Campobasso il 22 dicembre 1663.

Chiesa di Santa Maria della Croce

Fondata in epoca normanna è una delle Chiese più antiche della Città, posta nel centro storico di Campobasso, distante tra i 500 ed i 900 metri in linea d’aria dal Braccio Cortile-Matese, sede dei fedeli che si erano uniti in Confraternita omonima e detti popolarmente Crociati. Questa fu la prima Confraternita istituita a Campobasso, composta prevalentemente da elementi popolari e riconosciuta con vari diplomi pontifici del 1073, del 1130, del 1142 come attesta l’Ambrosiani ((in Les Processions de la Fete-Dieu et les groupes vivents de Campobasso. Lyon Imprimerie X Ievain 1866).
La Chiesa è divisa in tre navate ed è sede della Confraternita predetta, ad essa è annesso l’oratorio dell’Arciconfraternita della Pietà, fondata nel 1203, a cui è iscritto il patriziato locale.
L’altare Maggiore è composto di marmi scelti ed è opera dell’artista napoletano Antonius Pelliccia, del 1760 come si può leggere nell’iscrizione in loco.
Si venerano le Statue lignee, a grandezza naturale, di S. Nicola da Tolentino e della Madonna della Consolazione o della Cintura dell’anno 1364, provenienti dal Convento degli Agostiniani soppresso nel 1809.
Ai lati sono presenti due Cappelle, quella dell’Addolorata e quella del Cristo Morto.
Da notare anche la Statua dell’Immacolata e quella di S. Giovannino e un Cristo Crocifisso, tutte opere di Paolo Saverio Di Zinno.
Ammirevoli anche le Statue di S. Bernardino, di S. Domenico e di S. Rosa da Viterbo e una Crocefissione di Giulio Oriente.

Chiesa di Sant'Antonio Abate

La Chiesa di Sant’Antonio Abate situata nel centro storico di Campobasso, distante tra i 500 ed i 900 metri in linea d’aria dal Braccio Cortile-Matese, era un antico oratorio dell’ospizio Benedettino di S. Maria de fora e nel 1330 fu il primo ospedale che la Città di Campobasso abbia avuto ed era gestito dai Religiosi dell’Ordine di S. Lazzaro.
Nel 1509 i Trinitari entrati in possesso del locale, trasformarono l’ospizio in ospedale, e nel 1572 edificarono l’attuale Chiesa. Soppressa nel 1809 la Congrega omonima, detta altresì delle Maestranze, nel 1809 diviene sede della Parrocchia di S.Angelo e Mercurio.
La Chiesa in stile barocco, è ad una sola navata molto spaziosa, con cinque pregevoli altari di marmi policromi ed affreschi alle pareti con dorature antiche.
Contiene diverse tele, tra le quali un miracolo di S. Benedetto attribuita al Guercino (1591-1666) o alla sua Scuola. Inoltre due magnifiche Statue di pietra calcarea dei Titolari, in grandezza naturale e una Statua lignea di S. Francesco attribuita a Paolo Saverio Di Zinno.
Anche gli altri arredi lignei sono di pregio, come l’organo e il coro.
Vi sono affreschi di Michele Scaroina, pittore Campobassano del 1600, a lato dell’organo, dipinti che raffigurano la vita di S. Antonio Abate.

Chiesa di San Giorgio

La Chiesa di San Giorgio, situata nel centro storico di Campobasso, distante tra i 500 ed i 900 metri in linea d’aria dal Braccio Cortile-Matese, è di antichissima fondazione (1099), secondo la tradizione essa è fondata sui ruderi di un tempio pagano. Posta appena sotto il Castello, in stile Romanico, a tre navate, in quella di destra, c’è la sepoltura della Delicata Civerra; della cui storia d’amore si narra nel folklore campobassano. La facciata molto semplice in stile Romanico, presenta nella lunetta l’Agnello crucifero e nella cornice foglie ovali, appuntite, che circondano l’Agnello.
Il campanile anch’esso in stile Romanico, a pianta quadrangolare e con bifore.
Dietro e a sinistra prendeva posto il vecchio cimitero, circondato da un muricciolo. Sul muro sinistro v’era una finestrella con crocifisso, trafugato nel 1975, rozzamente scolpito, mentre sotto una lapide di pietra divisa in due a rilievo si nota una testina umana corrosa dal tempo, recante questa iscrizione: “Anno Domini MCCCLXXXII sepulcrum Galoppini, magister Paulus de populi me fecit”.
Sotto la mensa dell’altare maggiore vi è un altorilievo raffigurante S Giorgio a cavallo che calpesta il drago. Nella navata principale si ammira il bellissimo altare in marmi rari e policromo costruito nel 1629, sormontato dalla figura di S Carlo Borromeo in mezzo a due armadi in legno dorato, contenente Sacre reliquie. L’icona del Santo venne da Guastalla, come è dato rilevare dalle Memorie della Chiesa scritte nel 1663 dal Parroco Don Luca Silvestro e fu dono munifico del nipote Ferrante Gonzaga Conte di Campobasso.

Attigua all’altare maggiore vi è una spaziosa Cappella, la cui costruzione risale al 1396 dedicata a S Gregorio, un tempo Oratorio del SS. Sacramento. La Cappella è sormontata da una cupola ottagonale con affreschi di Santi e Dottori della Chiesa.
S Giorgio fu un tempo Insigne Capitolo Collegiale di 25 canonici, oltre i chierici, trasferito nel 1300 nella sottostante Chiesa di S Leonardo. Fu poi la Parrocchia trasferita in S. Leonardo.

Chiesa di Santa Maria del Monte

Il Santuario di Santa Maria del Monte si trova di fronte al Castello Monforte sulla sommità del monte che domina la Città, Colle Sant’Antonio, distante tra i 500 ed i 900 metri in linea d’aria dal Braccio Cortile-Matese. La prima attestazione storica della Chiesa, nominata “Ecclesia Sanctae Mariae”, si trova in un documento della Diocesi di Bojano che riporta l’elenco delle principali Chiese Campobassane esistenti in data 20 agosto 1241.
L’edificio era sorto come semplice Cappella gentilizia dedicata alla Vergine e, nel tempo, adibito anche a luogo di sepoltura delle famiglie feudatarie. Tre gli elementi più antichi della costruzione rimane ancora leggibile l’antico portale gotico datato 1427. La Chiesa fu modificata nel 1760 dal Vescovo Cangiano che migliorò la strada di accesso dalla Città bassa. Fu ricostruita varie volte a causa dei terremoti, l’ultimo dei quali, molto violento, del 1805.
Nel 1903 il Monsignor Felice Gianfelice per scarsità del clero, richiese al Padre Generale dell’Ordine dei Cappuccini il loro ritorno a Campobasso; successivamente, nel 1904, l’Arciprete Don Carlo Pistilli e lo stesso Monsignor Gianfelice scrissero al Provinciale Padre Pio da Benevento per proporgli la custodia della Chiesa, affinché vi si recasse ad officiare messa. Il 25 maggio 1905 tre frati Cappuccini, tra cui lo stesso Provinciale Pio da Benevento, presero possesso del Santuario della Madonna del Monte; i frati pensarono di restaurare e di abbellire la Chiesetta, affidandone la decorazione ad Abele Valerio. Il 30 maggio 1911, ci fu la solenne consacrazione della Chiesa al pubblico; il giorno dopo, seguì la solennissima processione di fine maggio, che annualmente si ripete.
La Chiesa nei primi anni del ‘900 si presentava con impianto rettangolare, un soffitto a capanna a doppia falda e una facciata intonacata decorata da un oculo. L’edificio fu liberato dagli intonaci solo nel 1980, in occasione dei restauri dopo il sisma dell’Irpinia. Sopra la facciata in posizione centrale si ergeva una piccola torretta campanaria quadrata, demolita nel 1911, e ricostruita lateralmente, sulla sinistra. Successivamente la torretta fu abbattuta e ricostruita in forma più piccola sul retro, sulla destra, guardando dalla facciata. Altro elemento antico della Chiesa, alle spalle dell’abside, è un robusto torrione a pianta circolare che era collegato alle mura di cinta del Castello risalenti all’epoca dei Monforte.
Attualmente la facciata, nella quale si aprono tre porte ad arco a tutto sesto e un piccolo rosone, è rivestita in pietre di Vinchiaturo con bugne scabre collocate irregolarmente.
All’interno c’è un pregevole altare in marmi policromi. Particolarmente interessante è la Statua della SS. Vergine del 1334: era in origine interamente in legno, alta meno di un metro, e rappresentava la Vergine seduta in trono con il Bambinello. Successivamente, nell’800, a causa dei danni del tempo e di quelli subiti in un incendio, si decise di tagliare le ginocchia della scultura, alzarla con dei sostegni di legno, aggiungere le braccia e vestirla con abiti preziosi in modo da far apparire la Madonna in piedi.
Nel 2008 la Statua, molto venerata dai Campobassani, ha subito un nuovo restauro. Notevoli per la loro sensibilità stilistica sono gli affreschi di Amedeo Trivisonno e di Leo Paglione. Sulla destra dell’ingresso vi è una Cappellina dedicata a San Pio da Pietrelcina, nella quale sono custoditi gli oggetti appartenuti al Santo durante la Sua permanenza nel convento attiguo alla Chiesa tra gli anni 1905 e 1909.

Chiesa di San Bartolomeo

La Chiesa di San Bartolomeo a Campobasso risalente al XIII secolo, è situata in altura, a ridosso della salita al Castello Monforte, distante tra i 500 ed i 900 metri in linea d’aria dal Braccio Cortile-Matese. Pur essendo stato rimaneggiato nei secoli, l’edificio conserva ancora il suo impianto Romanico. La facciata, in conci di pietra squadrati, si presenta a capanna con tre portali. Quello centrale, è preceduto da gradini e delimitato da due colonne, sormontate da due arcate cieche, nella cui lunetta è raffigurato un Cristo nella mandorla, a bassorilievo, sorretto da due angeli.
Interessante è la cornice che lo avvolge, che comprende gli evangelisti, più otto figure rannicchiate, da un lato i Dottori della Chiesa Occidentale, dall’altro quelli della Chiesa Greca. L’interno è suddiviso in tre navate da archi a tutto sesto, poggianti su pilastri. La navata centrale è coperta da un soffitto a capriate, quella di destra da una volta a botte e quella di sinistra da volte a crociera. Fra le opere di pregio, presenti all’interno della Chiesa di San Bartolomeo a Campobasso, vi sono un Crocefisso cinquecentesco e un’acquasantiera di fine Cinquecento, ingentilita da motivi floreali. Il fonte battesimale è costituito da un’ampia vasca su base cilindrica, decorata con stemmi che riportano incisa la data del 1523, probabilmente una donazione alla Chiesa da parte dei De Capua, duchi di Termoli e feudatari, in quegli anni, dei Gambatesa.
Il Campanile medievale, espone ampi finestroni e accoglie nella facciata un trittico costituito da tre pannelli che raffigurano la Vergine, attorniata da San Bartolomeo Apostolo e l’Agnello crucifero. L’opera esibisce dei caratteri gotici, visibili nell’andamento delle vesti delle tre figure. Inoltre, ospita una cella campanaria, aggiunta in epoca tardo-rinascimentale.

Vinchiaturo (CB)

Chiesa del Purgatorio

Questa piccola e raccolta costruzione sul Braccio Cortile-Matese, a nave unica, sorse extra – moenia agli inizi del XVIII secolo.
Tutta la sua storia è racchiusa nella epigrafe che sovrasta il portale, che recita:
“Questo tempio, sotto il titolo della Confraternita delle anime del Purgatorio, con regale approvazione dedicato alla Confraternita costituita nell’anno 1793, con la nobile porta una volta della Chiesa di Santa Lucia nel Convento dei Minori Osservanti, di questa cittadella, soppresso per ordine supremo nell’anno 1811, fu abbellito e restituito in questa migliore forma dall’opera dei Confratelli e dalla devozione dei cittadini nell’anno del Signore 1819 “.
Di notevole importanza in questa Chiesa, è il portale proveniente dal soppresso Convento di Santa Lucia, ottimo esempio di stile barocco, datato 1604, composto da due colonne laterali con capitelli compositi, mentre la parte inferiore presenta bassorilievi con figure di puttini ed ornati vegetali.
Sulla base delle colonne vi sono due stemmi.
Di notevole interesse è anche il portale ligneo, datato 1620, composto da riquadri intagliati con motivi vegetali e le figure di San Francesco e Santa Lucia.
Al suo interno, di pregevole fattura è la tela d’altare settecentesca, che raffigura il Redentore consolante le anime del Purgatorio, attribuito al pittore Campobassano Japoce.

Chiesa di San Bernardino

Il popolo vinchiaturese, mosso da profonda devozione, decise di innalzare al suo Santo Protettore San Bernardino da Siena il tempio Cristiano che sorge ai piedi del palazzo marchesale, sul Braccio Cortile-Matese. Lo slancio di benemerenza e riconoscenza al Santo Toscano, dimostrato dalla speciale protezione celeste per Sua intercessione in più occasioni sperimentata dalla cittadina, e il ricordo del Suo passaggio in paese durante il suo ultimo viaggio terreno nel 1444 – che da Napoli lo condusse all’Aquila – stimolarono la pietà popolare ad erigere questa Chiesa nel 1516.
San Bernardino, immergendosi in un clima storico locale quanto mai teso e tumultuoso, riuscì con le sue parole suadenti e ricche di spiritualità a ricomporre angosciose vertenze, tacitando gli animi incrudeliti e facendo riacquistare loro l’attitudine alla fraternità. Dalla lettura del testo inciso sulla lapide conservata in Chiesa, si evince che il progetto originale era seicentesco; tuttavia l’edizione oggi visibile è quella settecentesca (1728), con evidenti ripensamenti e rifacimenti avvicendatisi nel corso degli anni a causa di rovinosi sussulti sismici che squassarono il paese.
Della Chiesa primitiva rimane solo il portale con volute in alto, cornice mistilinea e stemma al centro dell’architrave. L’interno è caratterizzato da un’unica navata, ha una copertura a volte a botte e due profonde Cappelle distribuite con andamento laterale: quella a destra dedicata a San Francesco d’Assisi; quella a sinistra a San Michele Arcangelo. Gli affreschi narranti la morte e la canonizzazione del Santo da Siena, del maestro Giovanni Leo Paglione realizzati nel 1951, la predicazione del Santo nella terra vinchiaturese, il Sacro Cuore di Gesù, i quattro Evangelisti e la pala dell’altare maggiore raffigurante la Madonna del Santo Rosario di Pompei abbelliscono ed impreziosiscono l’interno. In questa Chiesa sono conservate e venerate le statue del Santo Patrono San Bernardino da Siena, di San Gaetano, di San Pio da Pietrelcina, di San Michele Arcangelo, di Santa Rita da Cascia e San Francesco d’Assisi. Quest’ultima insieme alle Statue di Santa Lucia, Sant’Antonio da Padova e San Pasquale (oggi conservate nella Chiesa Madre) facevano bella mostra nella demolita Chiesa del Convento.
Dopo i gravi danni subiti da tale edificio a seguito del terremoto di Sant’Anna (26.07.1805), intorno alla seconda metà del diciannovesimo secolo si provvide a ricostruirlo e divenne sede della Confraternita dei Santi Bernardino e Gaetano e della Confraternita del Santo Rosario. L’ultimo restauro interessò la Chiesa nel 1993-1994: il 19 maggio, vigilia della solenne Festa del Protettore, alla presenza del Vescovo, dopo la benedizione e consacrazione del nuovo altare, essa fu riaperta al culto.

Chiesa di Santa Croce

La Chiesa Madre di Vinchiaturo, intitolata alla Santa Croce che si festeggia il 14 Settembre, è posta su di un’altura che sovrasta tutto il centro abitato, sul Braccio Cortile-Matese.
La Chiesa, molto antica, come testimoniano i numerosi elementi decorativi e strutturali ritrovati durante le varie operazioni di restauro, è una mirabile creazione dell’arte scultorea Romanica e della semplicità e linearità delle forme.
Anticamente, la facciata era rivolta dalla parte opposta, poiché il paese era arroccato in quella direzione; fino a quando l’abitato si sviluppò in pianura, intorno alle arterie stradali che lo attraversavano e di conseguenza la facciata fu costruita rivolta verso il nuovo centro abitato.
L’edificio attuale, che fu ricostruito nel 1840 dopo vari terremoti, è diviso in tre navate e misura 23 metri di lunghezza e 14 di larghezza.
La facciata, in stile neoclassico, fu realizzata da maestranze locali che ben si distinguevano nella lavorazione della pietra.
Imponente è la torre campanaria a quattro piani, di cui il piano terra a pianta quadrata, appartenente alla preesistente Chiesa Romanica e gli altri ottagonali.
Sempre all’esterno, di rilievo è il Crocifisso, databile del XIII secolo, collocato su di un muro perimetrale dell’antica area cimiteriale.
All’interno della Chiesa, che è a tre navate con archi a tutto sesto e paraste ioniche, sono da ammirare:
– l’altare maggiore, che presenta una varietà di marmi pregiati;
– un immenso organo ligneo del 1775 sostitutivo di uno più antico ed infine una elegante arca sepolcrale del XIX secolo, in pregiato marmo di duplice tonalità, che accoglie le spoglie mortali di Luigi Iacampo e la moglie Anna Teresa Guglielmi;
– un’antica vasca lustrale;
– lo splendido coro ligneo del 1760, composto in regione absidale, il quale ospita 13 pannelli raffiguranti Cristo e gli Apostoli, dell’artista oratinese Ciriaco Brunetti.
L’importanza di tale opera è data dal fatto che si tratta di una delle testimonianze più importanti e meglio conservate della produzione sacra del pittore. L’esistenza di almeno tre foglietti preparatori collegati a questo ciclo fa ritenere che vi sia stato un certo travaglio nella sua preparazione.
I modi pittorici sgranati e la gamma cromatica brillante sono caratteristiche proprie dello stile del Brunetti.
È abbastanza interessante l’uso della tavola come supporto per garantire una maggiore durevolezza dei dipinti nell’uso liturgico del coro, nel quale funzionano ancora oggi come dossali, anche dopo la sostituzione dell’impianto ligneo settecentesco con uno databile dopo il terremoto del 1805.
La Chiesa Madre fa parte della Parrocchia della Santa Croce di Vinchiaturo.

Monteverde

Frazione di Vinchiaturo (CB)

Chiesa di Santa Maria di Guglieto

Sull’altura di Monteverde (frazione del Comune di Vinchiaturo) – le cui pendici occidentali si dilungano verso Vinchiaturo e quelle orientali verso Mirabello Sannitico – venne edificato, in tempi remoti, un cenobio Benedettino ed un tempio sacro, che dista 3,5 km in linea d’aria dal Braccio Cortile-Matese. La storia di questa Chiesa, tra le più antiche del Molise, ci è stata tramandata dal Maestro Baldini nella sua opera “Monteverde Sannita e Santa Maria di Guglieto”, edita nel 1938 per reperire i soldi necessari alla riedificazione dell’edificio sacro.
Racconta il Baldini che nel 650 a.C. sorgeva, su questo altopiano, una Cappella campestre sorvegliata da un eremita, spesso luogo di sosta per i pellegrini che dal Sannio si recavano nel Gargano per pregare nella grotta dell’apparizione di San Michele Arcangelo. Nel 689, sotto il Ducato di Gisulfo, alcuni Monaci cassinesi si mossero alla volta delle terre degli Abruzzi e del Molise per edificarvi Monasteri sotto l’egida di San Benedetto e sulle boscose vette di Monteverde giunse un tale Deuterio Frangipane con l’intento di fondarvi un’Abbazia. Solo però nel 1022 il sogno del frate divenne realtà grazie alla benemerenza di Tertullo, figlio di un Principe longobardo. Nel XII secolo il Convento di Monteverde fu ampliato sia perché divenne sede di una corporazione di maestri scalpellini, sia per l’attività che i Monaci svolgevano, come l’evangelizzazione, la pastorizia, il lavoro dei campi.
Tra le iscrizioni ritrovate vi è questa: “L’ANNO 1163 NELL’UNDICESIMO MESE IL VENERABILE ABATE MATTEO ORDINO’ CHE TALE LODEVOLE ISTITUZIONE FOSSE REALIZZATA CON SUO BENEFICO CONSENSO IL MAESTRO SCALPELLINO GUALTIERO A RICORDO QUESTA PIETRA INCISE”. Nello stesso periodo fu costruita anche la Chiesa, poiché quella annessa al Convento non rispondeva più alle esigenze dell’accresciuta popolazione. Nella Chiesa posta sul lato destro dell’Abbazia, definita nel Chron “S. Sophiae de Benevento” grandiosa e severa, era venerata la Beata Vergine con il titolo di Santa Maria di Guglieto (poiché innalzata su di una guglia) poi denominata anche Santa Maria di Monteverde.
Nel corso dei secoli per premura di alcuni Pontefici quali Nicolò II, Celestino V, Vittore III, il Santuario si ingrandì e si arricchì di indulgenze e privilegi. Nel 1321 Giovanni XXII contribuì all’abbellimento del tempio la cui struttura era a tre navate terminanti con absidi ornate da eleganti monofore e senza transetto, con facciata a salienti, affiancata da torre campanaria. La Chiesa aveva due ingressi: uno sul prospetto principale, l’altro sul lato destro. Lo sviluppo raggiunto dall’Abbazia cominciò il suo declino a causa dei terremoti del 1349 e del 1456 che distrussero il Convento, la Chiesa e le abitazioni sorte nelle loro vicinanze.
Il tempio, pur tra tanta rovina, fu ricostruito dal Cardinale Vincenzo Orsini d’Aragona nel XVII secolo fino a quando un altro evento tellurico, quello del 1805, segnò la fine di questo luogo sacro carico di fascino e storia. Oggi dell’antico complesso della cittadella monastica rimangono i ruderi delle case e del convento, l’impianto planimetrico della Chiesa, nel quale sono ben visibili i due ingressi, la parte absidale, alcuni capitelli ed un’antichissima lunetta raffigurante l’agnello mistico con la testa girata verso la Croce.
Nel corso del 2008/2009 la S.B.A.A.A del Molise ha effettuato dei lavori di restauro dell’antica Chiesa che hanno permesso una migliore sistemazione ed una maggiore messa in sicurezza dei ruderi. Negli anni ’40, per volontà di Giuseppe Margiasso, in questo luogo pieno di storia, è stata riedificata una nuova Chiesa dove ogni anno, l’ultima domenica di agosto, le comunità di Vinchiaturo e di Mirabello Sannitico festeggiano la Madonna di Monteverde la cui sacra effigie viene portata in processione sulla Rocca, intorno alla Croce posta esattamente a 1.000 metri di altezza.

Campolieto (CB)

Chiesa di Santa Maria del Romitorio

La Cappella, di tipo rurale, situata ad 800 metri in linea d’aria dal Braccio Cortile-Centocelle, fu un tempo Chiesa di pertinenza della Badia Benedettina di Santa Maria dell’Eremitorio di Campolieto, citata nella “Rationes Decimarum” del 1308-27, era una delle dodici insigne badie dell’Arcidiocesi di Benevento. Il suo Abate aveva il diritto di utilizzare il mitra e il bacolo. Il Convento fu soppresso nel 1809, mentre la Chiesa fu interdetta nel 1847 e poi restaurata e riaperta al culto nel 1895.
La Chiesa occupa una sola parte Ovest del fabbricato che è costituito da due vani adiacenti. La struttura è in pietra a corsi irregolari e la copertura è a due falde. La copertura della Chiesa è a volta a crociera, mentre il vano rimessa ha un solaio in ferro.